Uno studio prospettico analizza il ruolo del glutine nella sintomatologia legata alla sindrome del colon irritabile.
Con il termine glutine si intende un complesso lipoproteico composto da glutelina e gliadina presente principalmente nell'endosperma delle cariosside di cereali, quali frumento, farro, segale e orzo. Le gliadine, un gruppo di proteine ricche in prolina e glutammina, sembrano essere le principali responsabili dell’intolleranza al glutine. Nonostante si parli soprattutto della celiachia (CD), ci sono diverse altre condizioni legate al glutine come l’allergia al grano e la sensibilità al glutine non-celiaca (non-celiac gluten sensitivity, NCGS).
CD è una sindrome da malassorbimento immuno-mediata, generalmente diagnosticata mediante la valutazione di alcuni segni e sintomi, come:
Per NCGS si ricorre, invece, ad una diagnosi di esclusione anche a causa della scarsa conoscenza dei meccanismi fisiopatologici ad essa correlati. I pazienti affetti da NCGS, inoltre, riportano sintomi intestinali ed extraintestinali identici a quelli riscontrati nei casi di sindrome da colon irritabile. I dati disponibili in letteratura suggeriscono anche un’importante caratteristica di NCGS condivisa con CD: l’attivazione del sistema immunitario. L’ International Expert Meeting on Gluten Related Disorders ha definito NCGS una condizione caratterizzata da sintomi intestinali ed extraintestinali, come stanchezza, emicrania, ansia, e addormentamento dopo l’ingestione di cibi contenenti glutine, in soggetti che non presentano allergia da grano o CD.
La prevalenza di CD in Irritable Bowel Syndrome (IBS) è simile a quella riscontata nella popolazione sana (circa lo 0.4%) ma bisogna considerare che la stima è complicata dall’aumento di persone che praticano una dieta a basso apporto di glutine. Uno studio clinico, condotto in doppio cieco su pazienti affetti da IBS, ha mostrato invece una prevalenza della sensibilità al glutine pari al 28%. Un recente lavoro ha inoltre riportato un miglioramento della sintomatologia IBS dopo 6 settimane di dieta GFD evidenziando il suo potenziale “terapeutico” non solo in CD o nelle allergie da grano.
Lo studio di Vinay G Zanwar et al. si è proposto di valutare, per la prima volta, gli effetti del glutine sui sintomi gastrointestinali nella popolazione affetta da IBS in India.
A tal fine è stato disegnato un trial randomizzato in doppio cieco, che ha utilizzato il placebo come controllo, per pazienti con IBS in cui si poteva escludere la malattia celiaca o l’allergia al grano. I partecipanti sono stati invitati a seguire una dieta priva di glutine per 4 settimane e a rispondere ad un questionario per un’accurata valutazione dei sintomi complessivi, dolore addominale, gonfiore, sensazione di mancanza di fiato e stanchezza, utilizzando una scala di riferimento da 0 a 100, al tempo 0 e al termine di ogni settimana. Coloro che mostravano un miglioramento della sintomatologia sono stati divisi in modo casuale in due gruppi: uno ha reintrodotto il glutine nella propria dieta e l’altro è stato trattato col placebo per altre 4 settimane.
In base ai punteggi rilevati mediante la scala visuo-analogica (o analogico visiva) del dolore è stato osservata una differenza significativa tra i due gruppi di pazienti. In particolare i soggetti che avevano reintrodotto il glutine hanno mostrato un valore più alto in termini di dolore addominale, affaticamento e gonfiore oltre a presentare un peggioramento dei sintomi nella prima settimana di ri-esposizione al glutine.
In conclusione, dallo studio e dai dati provenienti dalla letteratura scientifica emerge che la presenza di glutine nella dieta contribuisce al peggioramento dei sintomi legati a IBS. Per questo motivo anche condizioni come IBS potrebbero beneficiare di un’alimentazione gluten-free.
Fonte:
Vinay G Zanwar et al. Symptomatic improvement with gluten restriction in irritable bowel syndrome: a prospective, randomized, double blinded placebo controlled trial. Intest Res 2016;14:343-350.
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